Festa della donna:
giustizia contro la violenza in Kenya
Attenzione: i nomi contenuti in questa storia sono stati modificati per tutelare l’identità delle persone coinvolte. La storia contiene elementi che possono turbare la sensibilità di alcuni lettori.
Quella sera la casa era buia e silenziosa. Mwende era abituata ad essere accolta con gioia da sua figlia Koki, di 10 anni.
La donna si guardò intorno a disagio. Dov’era la sua bambina?
All’improvviso, Mwende sentì uno strano suono provenire dai cespugli e si voltò, allarmata.
Koki era lì, tra i rovi, con le guance rigate dalle lacrime, i vestiti strappati e insanguinati.
Raccogliendo la figlia tra le braccia, Mwende iniziò a correre più veloce che poteva: doveva arrivare al più presto al centro Compassion dove era iscritta sua figlia. “Ero sicura che qualcuno ci avrebbe aiutato, lì c’erano le persone giuste” racconta Mwende.
In Kenya quasi una donna su tre è vittima di violenza sessuale. Il crimine è poco denunciato a causa di vergogna o scarsa fiducia nella polizia.
Ma Mwende era determinata a cercare aiuto e giustizia.
Prese Koki sulle spalle e iniziò a correre. A ogni passo, pensava a una sola cosa: arrivare al centro Compassion a cui era iscritta sua figlia. Non importava che fosse notte: “Ero certa che qualcuno ci avrebbe aiutato, lì c’erano le persone giuste” racconta Mwende.
Sconvolti, i membri dello staff portarono Koki in ospedale, dove scoprirono che il suo aguzzino era un vicino di casa.
Muli, il padre di Koki, ricorda: “Ero arrabbiato, profondamente ferito da qualcuno che conoscevo e di cui mi fidavo”.
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Contribuisci anche a tu: la festa della donna avrà un impatto reale nella vita di bambine e ragazze in Kenya e tutto il mondo!
Un intervento a favore delle ragazze
La violenza aveva lasciato un profondo trauma nella bambina. Lottava per addormentarsi e, quando ci riusciva, era tormentata da incubi terribili. Compassion organizzò visite regolari con uno psicologo e, per allontanarla dalla zona della violenza, iscrisse Koki a una scuola vicina, dove le nuove amicizie l’aiutarono a superare il trauma.
Lo staff di Compassion inoltre, aiutò la famiglia a denunciare il violentatore di Koki.
Un anno più tardi, la giustizia ha prevalso. Definendo il reato “disumano e spregevole” il magistrato ha condannato il vicino di casa al carcere a vita.
I genitori di Koki sono fieri dei suoi progressi e dicono che l’amore di Dio l’ha aiutata a superare il dolore: “È una ragazza molto attiva nel centro Compassion, prega, legge la Bibbia e ama stare in compagnia degli altri bambini“.
Finalmente tutto è tranquillo. Koki salta con la corda, poi inizia a disegnare su un quaderno. Sta realizzando un suo autoritratto e, a grandi lettere, scrive la parola “Medico”. Il sole è luminoso, la notte è passata e il futuro di Koki è pieno di speranza.
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